martedì 13 gennaio 2015

Il sottilissimo, inesistente confine tra satira e liberta' d'opinione.

Manco da un po' perché sono in uno stato di ibernazione che mi sono auto-imposta da qualche settimana, in parte per mancanza di tempo (pre e post festivita') e in parte perché la mia vita ha ricevuto uno scossone da far invidia ai terremoti della California, e faccio fatica a mettere a fuoco quello che penso, quello che voglio dire, quello che voglio scrivere.
Ma esco da questo torpore per esprimere la mia di opinione. A proposito, proprio...

Quello che e' successo qualche giorno fa a Parigi mi ha colpito parecchio, forse proprio per il mio stato d'animo generale, perché diciamocelo, di tragedie orripilanti dove decine di persone vengono assassinate in pochi secondi per nessun motivo se non quello magari di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato, ce ne sono tante. Parigi poi e' lontana da Sierra Vista, ma l'assassinio di 12 persone, quasi tutti giornalisti/editori/vignettisti e il ferimento di altre 11, per motivi che posso solo definire delle cagate religiose pazzesche, mi ha ferito, quasi personalmente.

Perché personalmente? Perché mi ha fatto tornare indietro di 5 anni, a quando mia sorella Marta, offesa da quello che avevo scritto su questo piccolo, insignificante blog, aveva detto a mia madre che o cancellavo quello che avevo scritto o ci avrebbe fatti ammazzare tutti. Dopo avermi querelato, ovviamente. Mia madre all'epoca, invece di dirle "ma che cazzo stai dicendo? Ma sei pazza?" come penso avrei fatto io se uno dei miei figli avesse aperto la bocca per dire una cosa simile, invece mi aveva telefonato lei, di persona, cosa che non fa' da anni, e in lacrime mi aveva chiesto di cancellare quello che avevo scritto.

Sono sincera, se avesse solo minacciato me, sarei stata felice di mandarla personalmente a fanculo perché sono sempre pronta a difendere le mie idee, le mie opinioni, e i fatti dietro ad esse, anche perché una battaglia o due per qualcosa o qualcuno in cui credo non mi hanno mai fatto paura; ma lei aveva tirato in ballo la mia famiglia, e allora codardamente ho cancellato le parole "diffamatorie" (piccola parentesi, qui negli US la diffamazione legalmente viene considerata solo se le affermazioni fatte pubblicamente sono false, e l'onere della prova spetta sempre a chi intenta causa dovendo, appunto, provare che quanto scritto o detto sia appunto non vero. Molto diverso dall'Italia, da quanto ho letto!)
Si', mi sono piegata alle sue minacce, ho fatto la brava figlia per placare mamma' ma soprattutto, nel dubbio, ho voluto proteggere la mia famiglia. Come valore aggiunto alla mia scelta, le palle degli occhi sono rientrate nelle orbite oculari della pazza di famiglia. Tutti sono contenti, bon.

I vignettisti di Charlie Hebdo, e quelli di altre pubblicazioni negli ultimi 10 anni, come ad esempio il giornale danese Jyllands-Posten del 2005 che aveva pubblicato diverse vignette a tema "Islam", di fronte alle continue minacce fatte da pazzi professionisti (mica dilettanti come mia sorella), hanno invece scelto di moon them, di "far vedere la luna" a questi psicopatici: invece di smettere la loro irrispettosa, probabilmente volgare satira, hanno continuato a spingere; invece di chinare la testa e auto-censurarsi, come in molti ora suggeriscono, hanno temperato le loro matite, hanno accettato la sfida di chi, non importa se per ragioni religiose, culturali o di tradizioni medievali, ha dichiarato guerra alla libertà di pensiero e di stampa. Pensando di poterla vincere a suon di proiettili.

In molti, moltissimi, hanno scritto e commentato usando il termine "provocazione", dicendo che se insomma "prendi a bastonate il vespaio" aspettati di venire punto. Certo, sembrerebbe di primo acchito che sia proprio una questione di buon senso, dopotutto se tocchi il fuoco, sai che ti bruci, no? E se continui a toccarlo e ti si carbonizza il braccio, non piangere perché, cosa ti aspettavi?
Sembra logico.

Il problema e' che stiamo parlando di diritti civili, non di vespe ne' di fuoco, ma come nel caso di ogni altro diritto che viene calpestato, e' facile cadere nell'errore del blame the victims, del dar la colpa alle vittime, certo non tutta la colpa, ma almeno un pochino…
Si tratta, per me, di una discesa scivolossisima, discesa che continua senza fine, perché non riesci a fermarti alla "blasfemia" contro un profeta o un messia. Per motivazioni religiose, c'e' chi vorrebbe mettere al rogo omosessuali, donne che usano metodi contraccettivi, donne che scelgono di abortire, chi beve alcohol…

Chi e' pronto a scendere in battaglia per un diritto, sa esattamente che ci saranno ripercussioni.  Ad esempio, i medici e il personale delle cliniche americane dove viene offerto l'aborto sanno che ogni giorno potrebbe esserci fuori dalla clinica un pazzo fondamentalista armato pronto ad ucciderli per motivazioni religiose… ma continuano ad andare al lavoro ugualmente.

Anche quando vivi in paesi come la Francia, la Danimarca, gli Stati Uniti e l'Italia che sono, o dovrebbero essere, società civili con governi democratici almeno in teoria liberi da legami e dettami religiosi, dove la libertà di pensiero e' (o dovrebbe essere) un diritto monumentale, ci sono sempre dei rischi quando esprimi la tua opinione.
Ma accettiamo i rischi, difendiamo questo diritto che e' fondamentale.

Perché ricordiamoci sempre che senza il diritto di esprimere il proprio pensiero, anche quando e' discutibile e per alcuni, di cattivo gusto, quando questo diritto non e' garantito e protetto, tutti gli altri diritti non valgono una cicca ciucciata. Se non ci e' data la possibilità di protestare o dissentire, diventiamo dei sudditi afoni, e quando ad un popolo e' tolta la voce per dissentire, nessuna altra libertà e' possibile.

Certo che, come e' caratteristica dei diritti, quando vengono estesi a tutta la popolazione, tutti ne partecipano, anche chi sinceramente e di cuore dovrebbe tenere sempre la bocca chiusa. Anche il deficiente che passa le giornate di fronte al computer, alternando visite al sito della squadra del cuore, siti pornografici e quelli di gioco d'azzardo… E' un diritto di cui usufruiscono anche i razzisti, gli omofobi, i cretini in generale...

Mi ripeto, la liberta' di opinione e' uno dei diritti fondamentali in ogni societa' civile degna di tale nome.
Anche quando si tratta di un'opinione che aborriamo, perche' non può essere una strada a senso unico. O c'e' o no c'e'.

Chi scrive "non sono Charlie, io sto con Charlie" fa', secondo me, del sofismo un po' fine a se stesso: ovvio che non sono davvero Charlie, lui era un uomo francese occhialuto che di professione faceva l'editore di un giornale di satira, io sono una donna italiana/americana (gli occhiali li abbiamo in comune) che di professione non sa ancora cosa farà, ma sono Charlie. Sono Charlie, anche se probabilmente non avrei disegnato quelle vignette, anche se mi offendono (non lo fanno, ma lasciatemi crogiolare nel mio lirismo ispirato…), anche se le ritengo un insulto (non le ritengo un insulto, i.c.s.)... Sono Charlie come simbolo di protesta e di dissenso contro chi nega il diritto di avere un'opinione, sono Charlie così come sono Salman, e sono Flemming…
Oggi sono stati i giornalisti/vignettisti di Caharlie Hebdo a venire assassinati per ciò che hanno scritto/ detto, domani potrebbe succedere a me. "Sono Charlie" vuol dire che sono una persona che difende il mio diritto di esprimere quello che penso. E anche il tuo, il vostro.

Sono i pazzi violenti con il mitra il problema della società, non i disegni che ridicolizzano o profanano un santo o un profeta, o la satira creata per scuotere certezze.
Esprimere un'opinione e' un diritto da proteggere, per quanto questa opinione mi/ci fa' male, anche quando e' una cagata pazzesca, anche quando questa opinione ci fa' venire voglia di reagire violentemente.
Perché oggi sono comici e i vignettisti di Charlie Hebdo nel mirino, ieri autori letterari come Salman Rushdie, e domani?

Un paio di giorni fa un blogger saudita, il fondatore dell'ormai defunto Liberal Saudi Network (chiuso dalle autorità saudite) ha iniziato a scontare la pena per aver "insultato" Islam (non aveva scritto cose tipo "maometto, fammi una pippa", no… aveva "ospitato" sul suo blog dei post in cui venivano criticate delle figure religiose di alto livello e lui aveva suggerito, in un suo post, che una certa università saudita era diventata un covo di terroristi) ricevendo le prime 50 frustate delle 1000 che gli sono state decretate come punizione, oltre ovviamente a 10 anni di prigione e 260.000$ di multa.
Un blogger.
E per fortuna che l'accusa precedente di apostasia, per aver cliccato un "mi piace" su una pagina di arabi cristiani, gli e' stata commutata, altrimenti invece delle 1000 frustate + prigione + multa, era la pena di morte.
Parliamo ancora di "mancanza di rispetto" e di "cattivo gusto"? Chi esattamente qui manca di rispetto (per i diritti umani) e ha cattivo gusto?

Raif Badawi sapeva benissimo cosa rischiava e ha continuato a mettere la sua vita in pericolo, non credo perché fosse pazzo o incosciente (e' sposato con 3 figli e immagino preferirebbe essere con la sua famiglia invece di una prigione) oppure perché non avesse buon gusto, ma per cercare di spingere il suo paese verso il presente, lottando così per il suo diritto. e quello dei suoi concittadini, a pensarla diversamente dal "regime" ed esprimere la propria opinione. Se avesse esercitato il "buon senso" che oggi sembra sia sinonimo di auto-censura, avrebbe dovuto pubblicare ricette oppure foto di tramonti o di gatti, invece di esprimere la sua opinione. Ma l'anima umana, soprattutto quando e' in qualche modo soggiogata, non può vivere di soli tramonti e gatti.
Penso che lo abbia fatto pienamente cosciente dei rischi e mi azzardo a dire che lo abbia fatto per i suoi figli, e per i figli dei suoi figli e tutta la popolazione saudita, per cercare di cambiarne il governo, le leggi assurde. Il progresso non e' mai risk-free.

Sembra proprio che ultimamente il diritto a dire/scrivere quello che uno pensa sia diventato qualcosa da riconquistare, sembra che l'auto-censura debba essere la forza che guida giornalisti, vignettisti, comici…  Mi viene in mente: avete mai visto quell'episodio di South Park in cui c'e' anche raffigurato maometto? Be', su internet non esiste più un'immagine in cui il profeta che non si può raffigurare non sia stata censurata. Guardate qui, si tratta di South Park, ragazzi… SOUTH PARK,  che ha preso per il culo tutti, ma proprio tutti!

La liberta' di opinione e di stampa non valgono solo quando condividiamo tale opinione, quando e' un'opinione popolare, ma anche quando magari e' mediocre, quando offende quando e' cattiva…
Scrivono in molti: attento a come usi la liberta' di parola. Ma cosa vuol dire?
Come devo usarla? Esistono istruzioni per l'uso? Se questo diritto e' garantito, lo uso, dico la mia. Se dico una cazzata, toglietemi l'amicizia su facebook e finisce li'. A meno che non stia istigando alla violenza, sono libera di scrivere quello che voglio, nel bene e nel male. Ad esempio qui il presidente Obama viene preso in giro pesantemente costantemente su certi siti, lo hanno ritratto come una scimmia, e anche peggio, ma l'FBI si muove solo quando esistono minacce sulla sua vita scritte. Perché qui anche battute e immagini ignoranti e offensive persino contro il presidente non costituiscono reato.

Da dove arrivano questi limiti? Chi li determina questi limiti? A me sembra tanto un falso diritto, se ha dei limiti.

Un diritto e' un diritto, non capisco perché debbano esserci limiti, immaginari e immaginati da qualcuno. Ad esempio, il diritto al voto ce l'hanno (o dovrebbero averlo) tutti, anche le persone che uno spererebbe non votassero mai (omofobi, razzisti, ignoranti in generale…). Anche se non sai leggere, puoi votare. Anche se non parli inglese, ma sei americano, puoi votare.

Qualcuno mi ha posto la domanda: com'e' che si puo' fare una satira pecoreccia sulle varie religioni, ma non si possono toccare i neri o gli obesi?
Mmmm… ottima domanda, ma la risposta e' facile: si puo' fare tutta la satira che si vuole su tutto, sui neri, sui gay, sugli obesi, sugli italiani, sui messicani, sui cristiani, sugli ebrei… e sai, al massimo ti becchi una lettera dagli avvocati della lega anti-diffamatoria di turno, magari decine (o centinaia o migliaia, a seconda) di email di dissenso, qualche "vaffanculo"… magari una causa civile o due.
Il tutto serve per continuare la discussione.

La guerra contro l'intolleranza, religiosa o sociale, e vorrei anche dire il progresso passa anche, e soprattutto, attraverso la risata: quando i sudditi si rendono conto che l'imperatore e' nudo, se la fanno sotto dal ridere!
La satira poi, proprio per sua natura ha un carattere immediato e globalmente comprensibile, quindi quale modo migliore per denunciare assurdità o incongruenze se non con un sorriso o una risata?
Ovviamente, la satira può essere usata anche per portare avanti argomentazioni contro il progresso, ideologie intolleranti… ma vi assicuro, non so se capita solo qui in America, di comici seriamente divertenti di destra (conservative) non ce ne sono. Perché sono generalmente incapaci di fare auto-ironia, si prendono sempre terribilmente sul serio, e essere capaci di ridere di se stessi e' fondamentale per chi vuole far ridere gli altri.

Poi c'e' la storia del rispetto, perché, leggo, le vignette di CH sono irrispettose verso le religioni, verso dio, i santi, i profeti (ma non solo, pare abbia pubblicato parecchie vignette anti-razzismo, anti-militare, etc.). E bisogna rispettare la religione, no?

Scrive benissimo Flemming Rose, l'editore del giornale danese di cui ho parlato sopra, in questo suo articolo sul Washington Post del 2006 sul perché ha pubblicato le vignette al centro della crisi quasi globale sviluppatasi tra il 2005/2007:

"But what does respect mean? When I visit a mosque, I show my respect by taking off my shoes. I follow the customs, just as I do in a church, synagogue or other holy place. But if a believer demands that I, as a nonbeliever, observe his taboos in the public domain, he is not asking for my respect, but for my submission. And that is incompatible with a secular democracy."

(Cosa significa rispetto? Quando visito una moschea, mostro il mio rispetto togliendomi le scarpe. Seguo le abitudini, proprio come faccio in una chiesa, sinagoga o altro luogo sacro. Ma se un credente mi chiede che io, un non credente, osservi i suoi tabù in pubblico dominio, non sta chiedendo il mio rispetto, ma la mia sottomissione. E questo e' incompatibile con una democrazia laica.)

In altre parole, e' proprio come quando i rappresentanti al governo americano decidono di togliere i fondi alle cliniche che si occupano della salute delle donne e dove, tra altri importantissime aiuti medici (contraccezione, mammografie, pap test) vengono anche fatti aborti perché e' contro la loro religione. E no, non ci siamo. E tra l'altro, secondo un recentissimo sondaggio, persino nell'America dei fondamentalismi religiosi, la maggioranza di Americani, anche quelli che non sono in favore del prendere in giro una religione, sostengono il diritto di farlo. Interessante.

Siamo fortunati noi in Italia e in America, con il cristianesimo che ha ormai da anni ripudiato la violenza e la coercizione come mezzi per convincere la gente a seguire regole, obbedire leggi e credere nel dio uno e trino. Siamo fortunati perché  ad esempio, se mi ricordo bene uno dei comandamenti e' "non pronunciare il nome di dio invano", e se l'attitudine generale non fosse cosi rilassata, alla fine di ogni orgasmo, ad esempio, avremmo la polizia religiosa alle porte, pronta a prenderci a sassate oppure a buttarci in galera!

Molti che hanno commentato gli eventi lo hanno fatto iniziando con il classico "la violenza non e' mai giustificata, pero'…"  Pero', cosa? O la giustifichi o non la giustifichi. Niente se e niente ma. Mi ricorda tanto quelli che dicono "Non sono razzista (o omofobo), ma…" Oppure il genitore che dice "amo mio figlio e non voglio fargli del male" e poi lo mena perché magari ha spinto un altro bambino (ne avevo parlato nel mio post sulla violenza domestica contro i bambini).
Quel pero' devo dire, mi da' un po' fastidio… e' una parolina che definisce la nostra paura, e' un promemoria importante del perche' la satira e' importante, e del perche' nei regimi totalitari e' assolutamente proibita: perche' consente a chiunque di ridere anche di quello che viene considerato sacro, serio o tabu'.
Nel film The Interview una delle parti più classicamente goliardiche della pellicola tratta il mito che Kim Jong Un non scoreggia ne' produce escrementi, perché  essendo divino, gli mancano i buchi di uscita necessari Ma sappiamo tutti, anche chi il film non lo ha visto, che infatti senz'ombra di dubbio anche dio Kim scoreggia e caga come noialtri umani! Per i nordcoreani Kim Jong Un e' dio che non scoreggia, per noi e' un personaggio ridicolo.

La risata e' potente, e qui mi viene in mente Harry Potter, quando nel terzo libro il Prof. Lupin insegna a lui e ai suoi compagni di classe come combattere contro le proprie paure (rappresentate dai Boggart, non so se e come sia stato tradotto in italiano). Mi scuso se non siete dei potterhead anche voi, ma comunque l'unico modo per sconfiggere la paura e' con la risata, e in particolare dando a ciò che ci fa' più paura degli attributi ridicoli. Che e' esattamente quello che fa' la satira, quello che hanno fatto i vignettisti di Charlie Hebdo, i vignettisti di Jyllands-Postem, etc.

In altre parole, se crediamo alla libertà di opinione e di stampa, quando qualcuno la minaccia severamente, la prima cosa da fare, se sei un vignettista o un comico, e' proprio quella di mettere chi la minaccia alla berlina. E di provocare. Questo e' il tuo lavoro, altrimenti avresti potuto fare il giornalista normale (ma anche li', tante paure da affrontare…) oppure per un lavoro tranquillo in un giornale, avresti potuto diventare un necrologista... Penso che per un comico o uno che fa' del sarcasmo e della satira la sua professione, sia quasi un istinto.

Soprattutto se considero che, almeno qui in America, la satira e' (e faccio riferimento ad un sito legale) "l'uso di umorismo, ironia, esagerazione or ridicolo per esporre e criticare la stupidita' o le immoralita' della gente, particolarmente nel contesto della politica contemporanea e altri temi d'attualità'",
mi sembra che quanto viene pubblicato da Charlie Hebdo rifletta la definizione americana di satira al 100%.
Sinceramente, ho la netta sensazione che dio, qualsiasi nome gli vogliamo dare, se ne sbatta altamente di quanto pubblicato su un giornale di un pianeta tra le decine di miliardi di pianeti sparsi dentro miliardi di galassie in un universo di cui non riusciamo nemmeno a comprenderne la grandezza.

Chiunque voglia farsi rispettare e far rispettare le proprie idee utilizzando la paura, non potrà mai avere ragione, per me. MAI.

E quando blog, giornali e altri mezzi di comunicazione si sottopongono all'autocensura per paura, abbiamo perso un po' tutti.

Finisco con questa vignetta che trovo divertentissima.
Spero non si offenda nessuno <>

Cari atei, ancora una volta, devo dirlo, state facendo un ottimo lavoro a non commettere nessun atto di terrorismo. Continuate così!  Con affetto, Dio





Tornare a scrivere

Sono passati 5 anni dal mio ultimo post. Settantadue mesi traboccanti di cambiamenti profondi, sociali e personali, cambiamenti cosi radical...