venerdì 27 gennaio 2012

Piccole donne crescono... anche in Arizona!

... il sottotitolo potrebbe essere BWAAAAAHHH!! , ma sono una madre forte e mi trattengo...


Oggi Emily, dopo la scuola, salira' su uno schoolbus con altri compagni per andare a Phoenix e stanotte sara' lontana da casa, da noi,  per la prima volta (se si escludono i vari sleepover a casa di amiche), e provo una sensazione di eccitazione (per lei) e di "paura" strana per me, sensazioni entrambe che confermano quello che, come genitore, sapevo sarebbe successo prima o poi anche per lei, e cioe' che sta crescendo e piano piano seguira' il suo sentiero, indipendentemente  e molto probabilmente geograficamente lontano da me, da noi.

Penso di averlo gia' scritto da qualche altra parte, ma sia Emily che Vivian fanno parte del gruppo di studenti considerati "gifted and talented": entrambe in seconda elementare sono state "testate" e hanno avuto un punteggio di 98% o piu' alto  nei vari test (io da solita madre molto rilassata, non ho mai indagato piu' di tanto su punteggi, statistiche etc, so solo che l'8% di studenti in Arizona fanno parte di questo programma) e da allora ricevono una volta alla settimana (per le elementari) e un'ora al giorno, per le medie, un'educazione "diversa", adatta a stimolarle e sfidarle intellettualmente affinche' possano raggiungere il loro potenziale.  O cosi' mi e' stato detto.

Tutti gli studenti in "Discovery", nome dato al programma per G&T, in settima e ottava (la seconda e terza media) hanno dovuto costruire in gruppi di 3 una "citta' del futuro", utilizzando solo ed esclusivamente materiali riciclati, seguendo criteri "architettonici" che mi ha anche spiegato ma che non ricordo, e domattina in una delle scuole di Phoenix (Arizona State University Preparatory Academy) dovranno presentare la loro "future city" di fronte ai giudici, e nel primo pomeriggio le 5 squadre con il punteggio piu' alto dovranno presentare le loro creazioni di fronte all'intera assemblea. Non sembra una cosa "grossa", ma gia' il fatto di dover parlare in fronte a decine di estranei, li' per giudicarti, non e' una cosa facile, soprattutto a 13 o 14 anni.

Intanto stasera sara' in albergo con tutte le compagne/i, ma lontana dalla famiglia, a 3 ore da casa... e continuo a ripetermi "sono una mamma americana, sono una mamma americana, sono una mamma americana..."... e cerco di ricordare a me stessa che sono gli ultimi 5 anni in cui, probabilmente, sara' a casa in pianta stabile e che anche questo pulcino si sta preparando a volare da solo!!

Come crescono 'sti figli!

5 commenti:

  1. "sono una mamma americana, sono una mamma americana" hahaha, bellissimo!

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  2. Questo programma Discovery sembra molto interessante. Bravissima Emily!

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  3. brave le tue figlie.
    brave brave
    valescrive

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  4. e invece sotto sotto siamo madri italiane...e si soffre...
    pur essendo una madre risoluta e energica, mi sentirei morire se Lorenzo se ne andasse via a studiare in altro paese...o facesse la quarta superiore all'estero. cosa ci posso fare? sto rivalutando la famiglia e il ruolo che ha nell'educazione dei figli, l'importanza del riconoscersi in un ambito famigliare nella storia personale di ciascuno. non sono per niente convinta che il metodo americano funzioni, soprattutto deve avere un'influenza nefasta sulla psiche delle persone: ma non esiste una giusta via di mezzo? fra il bamboccione italiano e il distaccato figlio tipico degli USA?
    un bacione
    chiara

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  5. @Eleonora: vedrai che ti ritroverai a dire le stesse parole, prima o poi!!

    @Silvia: Grazie!! Tutti gli stati sono obbligati, dal governo federale, a provvedere un'educazione speciale sia per gli studenti che hanno problemi (fisici e/o mentali >> Special Education) sia per chi e' considerato gifted. Ogni stato usa nomi diversi, ma lo scopo e' lo stesso.

    @Valeria: grazie!!

    @Chiara: sono d'accordo, la famiglia e' uno "strumento" importante nell'educazione dei figli ma arriva un'eta' in cui i figli debbono cominciare ad assumersi le proprie responsabilita', e il modo migliore per farlo e' di uscire di casa. Anche per me sarebbe difficile lasciare andare un figlio da qualche altra parte, ma bisogna trovare la giusta bilancia. E ogni figlio matura a modo suo, in tempi diversi, e pur rispettando queste diversita', secondo me e' importante che capiscano che la loro vita non e' attaccata alla mia gonna... che dovranno imparare, piu' prima che poi, a non appoggiarsi sempre ai genitori, ma a cavarsela da soli...
    Difficle capire quanto bisogna spingere e quanto bisogna tirare...

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