venerdì 29 giugno 2012

Ponderando ...

Meno male che quando mi chiedo certi perché, ci sono loro... E' un periodo difficile per me,  perche' sono una che fa a fatica ad accettare le situazioni ingiuste, e fa ancora più fatica ad accettare che per la maggior parte delle altre persone intorno, coinvolte o solo osservatrici, sia tutto normale, tutto giusto, tutto bello.
Sto ponderando se condividere le mie domande con i blog-amici... Intanto condivido questo.

Girl Power Tower


martedì 26 giugno 2012

Il mio "discorso" durante la cerimonia

A gentil richiesta di Chiara, ecco il "discorsino" da me fatto durante la cerimonia di naturalizzazione, così come l'ho scritto in macchina, in viaggio verso Tucson: anche se poi al momento ho improvvisato qui e li' e mi sono dimenticata pure un paio di frasi... la sostanza e' questa:

"My name is Monica and I'm from Italy.
If someone, 20 years ago, had asked me where would I see myself in 20 years, THIS would have never been my answer.
But as it happens, 19 years ago I fell in love with an American, moved here, and then I fell in love with this country.
For me, today is much more than becoming American and embracing back this country that has welcomed and embraced me for many years, today I feel like I'm closing a circle, bringing closure to my Grandmother's unfinished "dream". 
She left Italy with her family as a child, came to this country at the beginning of the last century and lived in New York for a decade. She went back to Italy and never got to come back, and I grew up listening to her tales about the wonderful "life in America" and I've heard her complain several times about the fact that they had to go back to Italy.
In a way, I feel like her dream of living here is now being fulfilled by me and my children, her great-grandchildren. I know each one of us in this room is here today because of a dream, that for some it is now a reality thanks to this ceremony, while others may have just begun dreaming; but whatever our dream might be, let's not stop dreaming: I know that sometimes it might seem like our dreams will never be fulfilled, but I also know now that sometimes it won't be us, but perhaps our children or grandchildren or even our great-grandchildren who will make them a reality.
So congratulations and let's keep on dreaming.
Thank you."

"Mi chiamo Monica e vengo dall'Italia.
Se qualcuno, 20 anni fa, mi avesse chiesto dove mi sarei vista in vent'anni, QUESTA (indicando la sala) non sarebbe mai stata la mia risposta.
Ma come vuole il destino, 19 anni fa mi sono innamorata di un americano, mi sono trasferita qui, e mi sono poi innamorata di questo paese.
Per me oggi rappresenta molto più che non diventare americana e abbracciare a mia volta questo paese che mi ha benvenuta e abbracciata per molti anni, oggi sento che sto chiudendo un cerchio, portando a termine il "sogno" incompiuto di mia nonna. Lei aveva lasciato l'Italia con la sua famiglia, da bambina, era venuta in questo paese all'inizio del secolo scorso e aveva vissuto a New York per un decennio. Tornata in Italia, non e' mai più riuscita a tornare qui, ed io sono cresciuta  ascoltando le sue storie sulla meravigliosa "vita in America" e l'ho sentita spesso lamentarsi del fatto che fossero dovuti tornare in Italia.
In un certo senso, sento che il suo sogno di vivere qui venga ora realizzato da me e dai miei figli, i suoi pronipoti. So che ognuno di noi in questa sala e' qui oggi a causa di un sogno, che per alcuni e' ora una realtà grazie a questa cerimonia, mentre altri forse hanno appena iniziato a sognare; qualsiasi sia il nostro sogno, non smettiamo di sognare: so che alcune volte potrebbe sembrare che i nostri sogni non si realizzeranno mai, ma so anche che qualche volta non saremo noi, ma forse i nostri figli o nipoti, o persino i nostri pronipoti a renderli realta' .
Congratulazioni allora, e continuiamo a sognare.
Grazie."

lunedì 25 giugno 2012

Questa la dedico a me, ...

... alle mie figlie e alle americane, per nascita o scelta, che conosco!!

 



p.s: Carrie Underwood potrebbe farvi interessare della musica country-rock, vero? ... e a proposito,  e' vegan anche lei!! 



DIVENT(are)ATA AMERICANA: la cerimonia del giuramento

Sono americana, da venerdì. 
La cerimonia e' stata bella, un po' lunga per dei "problemi tecnici" dell'USCIS, ma ero più emozionata di quello che avrei immaginato.

Siamo partiti da casa alle 9 del mattino, volevamo andare a pranzo presto e poi trovare con calma parcheggio in downtown Tucson. Chris non era riuscito a trovare qualcuno che lo sostituisse al lavoro (ha detto che gli dispiaceva anche se ho l'impressione che forse non troppo...), così eravamo solo noi e le bambine. Subito il primo intoppino: da vera procrastinatrice, avevo "dimenticato" di rmpiazzare i due pneumatici davanti, che erano lisci che sembravano ormai quelli da Formula 1, e considerata la temperatura che ci avrebbe accolto a Tucson (108F, cioè circa 42 gradi), ho ricevuto un mezzo cazziatone dal marito, così prima sosta, il gommista..
Avendogli fatto presente la necessita' di essere a Tucson entro le 11, siamo ripartiti con due gomme nuove in 15 minuti., tempo da record, penso.
Pranzo come al solito, da Lovin' Spoonfuls (leggete la storia, interessantissima, di Peggy, la proprietaria e del suo cambiamento a 180 gradi da chimico per una multinazionale petrolchimica ad ingegnere chimico fino alla sua ultima carriera, ristoratrice vegan) e poi siamo partiti alla volta del Federal Building; ovviamente c'erano dei lavori in corso e traffico, cosa cui non siamo più' abituati... "Sheila", la voce del GPS che chiama sempre tutti "baby" con la voce sexy, ci dice che eravamo arrivati, baby, ma da imbranati out-of-towners non riusciamo a capire bene dove dobbiamo parcheggiare... ed erano già le 12:35, e io dovevo essere presente nella sala alle 12:50.... a quel punto ci buttiamo nel primo parcheggio privato che vediamo aperto, mi scaravento fuori e comincio a camminare verso gli edifici che "Sheila" aveva indicato come la nostra meta, mentre il resto della famiglia finisce di parcheggiare con più calma.
Alle 12:35 la temperatura a Tucson era probabilmente gia' a livelli da Sahara, quindi di correre non se ne parlava, anche perché indossavo un vestito e delle espadrillas con un po' di tacco, ma a passo maratona, dopo aver chiesto indicazioni ad un signore (l'unico che ho incrociato a piedi), arrivo finalmente alla US District Court, 405 West Congress Street. E seguo i vari gruppetti di persone di tante etnie diverse nella lobby, dove veniamo scannerizzati, e come in aeroporto, vengono fatte togliere le scarpe a chi le indossava (a parte noi neo-cittadini, la maggior parte delle persone presenti, ad esempio i miei famigliari, indossavano ciabattine o sandali). Il salone dove ci radunano ha circa 50 posti riservati a noi novelli americani, il resto delle poltrone sono riservate al tifo agli amici e famigliari.

Devo dire che, per essere un evento che viene fatto quasi tutte le settimane, non era organizzato benissimo, ci sono stati lunghi momenti di attesa, che potrebbero essere evitati, ma si tratta di un'organizzazione governativa, tutto sommato non ci sono stati grossi casini, quindi non mi lamento.

Prima ci chiamano ad uno ad uno (non in ordine alfabetico) ad un tavolo per riconsegnare la Alien Resident Card, cioè la green card (bye bye, old friend...) e ritirare la busta contenente diverse brochure tipo la guida per l'elettore, The Citizen's Almanac, etc. e con il programma della cerimonia. Questa parte da sola sarà durata almeno 45 minuti. Violet, come i diversi bambini presenti, si e' comportata bene per un po', poi ha cominciato a gattonare sotto le sedi, venire da me, tornare dalle sorelle e dal padre, scavalcare le sedie vicino... almeno non ha pianto ed e' stata relativamente tranquilla, almeno vocalmente.

Finalmente si inizia e parte un video intitolato "Faces of America", dove attraverso foto d'archivio, immagini degli emigranti del secolo scorso ad Ellis Island, viene dipinto il ritratto dell'americano di oggi e, a tutti gli effetti, delle persone presenti alla cerimonia.

E proprio come tutte le sedute giudiziarie, anche questa inizia ufficialmente quando la "deputy clerk", una sorta di "cancelliere" fa la chiamata all'ordine, "call to order":

"All rise for the Honorable Judge Raner C. Collins" ... 

Il giudice, dopo averci salutato, ha fatto l'elenco di tutti i paesi rappresentati, facendo alzare la o le persone che avrebbero "abbandonato" il paese chiamato per diventare americane. Ero l'unica europea, o meglio dell'Europa dell'ovest visto che era presente un ragazzo dalla Russia; la maggior parte erano, ovviamente, del Messico, molti centro e sud americani (Ecuador, Peru, Guatemala, etc.), persino una signora anziana in carrozzella, col figlio che le faceva da interprete e da aiuto, che aveva 75 anni e veniva dal Venezuela; 2 dalla Cina, 1 dalla Nuova Zelanda, una signora del Canada, un ragazzo somalo, uno nepalese, un ragazzo Iraqeno con la divisa della US Army (e' possibile, infatti, servire nelle forze armate americane anche se non si ha la cittadinanza), 2 fratelli e una loro nipote dal Congo Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) e un signore dal Sudan. 
Stranamente, seduta in mezzo a persone di tutti i colori provenienti da tutto il mondo, vi dirò che sono stata colpita con forza non dalle diversità, culturali o fisiche, o dagli accenti pesantemente diversi, ma dal come eravamo tutti simili, non soltanto ci accomunava la scelta di diventare parte di questo paese, ma anche la nostra umanità, il nostro essere umani. Specialmente in tempi come questi dove si cercano le differenze, si esaltano le differenze, si diventa violenti per eliminare le differenze, quelle 3 ore in quel salone in cui eravamo senza dubbio tutti differenti, sono state 3 ore per me di estrema comunanza.  

Dopo la presentazione di noi candidati e dei nostri paesi di origine, e' stato il momento del giuramento, di cui avevo parlato (e copiato e tradotto) QUI : così in piedi, con la mano destra alzata, giuravo con altre decine di persone la mia fedelta' per gli Stati Uniti d'America, e mentre parenti e amici con le loro macchinette digitali riprendevano questo momento indimenticabile, Violet, che mentre aspettavamo l'arrivo del giudice, mi aveva detto "Mama, be American, so I can be American too", si e' impavidamente infiltrata tra le file dei giuranti e ha giurato pure lei. Non me ne ero accorta, meno male che ci sono le foto che provano!!

Finito il giuramento, seguito da un lungo applauso e qualche "whoop" dai parenti di sicuro americani (incluso J), e' stata la volta del Pledge of Allegiance: l'avrò recitato, per via degli eventi a scuola, centinaia di volte, ma quella e' stata la prima volta che l'ho fatto con la mano destra sul cuore. Vabbe', saranno pure fregnacce, ma adesso se non metto la mane sul cuore rischio di essere tacciata, dai miei ora connazionali republicans, di non essere una VERA patriota (come e' successo e continua a succedere, ad esempio, al presidente Obama).  A proposito di Obama, lui personalmente ci ha offerto le sue congratulazioni, vabbe', era un video pre-registrato, in cui ha sottolineato che e' importante partecipare attivamente alla vita delle comunità in cui viviamo, offrendo al miglioramente del paese e del mondo i talenti che abbiamo, così' come hanno fatto milioni di immigranti prima di noi.

Poi il giudice ha "aperto" il microfono per chiunque, nuovi cittadini, parenti, amici, volesse dire qualcosa.... e tra i vari "discorsetti" in cui diverse persone (inclusa la sottoscritta), hanno raccontato motivazioni e percorsi, uno ha colpito tutti, anche i bambini che si lagnavano si sono zittiti: il signore originario dal Sudan ha fatto un racconto in un inglese spezzato, della sua vita prima di arrivare negli US, dei 10 anni come rifugiato in Kenya, della vita prima di scappare in Kenya, che vita e' una descrizione inesatta... ci ha detto di come ne' lui ne' suo padre avevano mai posseduto un vestito come quello che indossava per la cerimonia, di come parte della sua famiglia fosse stata sterminata...  ha ripetuto per diverse volta, con le lacrime agli occhi, "Today is my first life", immagino intendesse che oggi era il primo giorno della sua vita, una nuova vita, e ha ringraziato il paese che lo ha accolto, dandogli la possibilità di prendersi cura dei suoi 5 figli e della famiglia che e' riuscita a sopravvivere e venire con lui in America. Io ero molto commossa.
Racconto questo, perché sono stata felice che le mie figlie fossero presenti,  hanno ascoltato direttamente la testimonianza di persone che hanno vissuto tragedie di cui si sa poco o niente, e che sembrano lontane, e il fatto che per queste persone gli US, un paese la cui unita' e generosità sembrano venire strozzate quotidianamente da divisioni politiche, religiose e sociali, e' ancora un faro nella tempesta... insomma, secondo me sarebbe bello se tutti gli americani avessero la possibilità di partecipare come spettatori a queste cerimonie.

Discorsetto finale del giudice, altre congratulazioni prima di uscire, e poi e' stato il momento (o la mezz'ora) in cui siamo stati chiamati per firmare e ritirare il nostro certificato di naturalizzazione e ricevere la spilletta della Stars and Stripes, la "mia" bandiera.
All'uscita, nella lobby, c'era il tavolo per registrarsi come elettore, cosa che ho fatto subito (ovviamente!)

Sono cambiata da sabato? Non credo. Forse si', diciamo che stranamente, non mi sento più una sorta di ospite, mi sono ringalluzzita, e ho finalmente mandato affanculo praticamente mia cognata, via text, cosa che avrei voluto fare da tanto ma mi ero sempre frenata.

Ecco qualche immagine:



Il palco con tavolo dove il giudice ha presieduto.

Inizialmente, la famiglia si era seduta nei posti riservati a noi "candidati"...

... mi si vede quasi, in fondo....

Ah! Eccomi li', in attesa... La cerimonia non e' ancora iniziata, ma gia' il tipo della Nuova Zelanda vicino a me (Mike MacDonald era il nome, e sembrava il portavoce di McD....) ha fatto "amicizia" con tutti... 

In questa foto, ho appena consegnato la green card . (Fuori tema: devo far qualcosa di drastico per le braccia, porcavacca...)

Ah, Judge Collins!


Il giuramento 


Notate qualcosa, o qualcuno, di strano?

Eccola li', la Fagiolina intrufolina... Secondo Emily, pare che abbia anche ripetuto il giuramento... ora e' anche lei ufficiale!
 Abdul Mohamed (non sono riuscita a capire il cognome), con il suo primo vestito e cravatta...

Aspettando ancora...

Sono ufficiale, ho la spilletta (e il certificato...)

Con le pargole

Quando una bandiera non e' abbastanza.... Emily iper-americana...






lunedì 18 giugno 2012

Father's Day 2012

E' vero, del padre se ne parla poco, o meglio sono io a parlarne poco. Probabilmente e' perché questo blog e' nato nel momento più difficile del mio matrimonio, momento in cui non potevo ne' volevo parlare di J, momento in cui non sapevo bene che direzione avrebbe preso questa relazione, se sarebbe sopravvissuta alla tempesta o sarebbe finita, anche noi un'altra coppia di ex uniti dai figli. Il blog e' sempre stato il mio angolo privato ma quest'anno faccio eccezione e parlo del papa' (che se non ci fosse lui io non sarei mamma, duh?!), o meglio, vi racconto della giornata di ieri, perche' da questa parte del gran lago si e' celebrato Father's Day, il giorno o meglio la festa del papa'.

Per i "regali", rimanendo in tema austerità, abbiamo optato per il fai-da-te, così sabato mentre le ragazze + la Fagiolina "creavano" dei portapenne dipingendo dei vasi di terracotta (comprati 4 anni fa e mai utilizzati), con Violet che ha usato inizialmente le mani, poi e' passata ad impiegare l'intero corpo come pennellone, corpo che fortunatamente era stato debitamente pre-denudato in previsione, io ho stirato delle lettere in un certo ordine sul davanti di una maglietta "plain", poi sul retro tutti e 4 hanno "stampato" la loro mano destra a mo' di fiore.
Questa e' il davanti della maglietta:






Ieri la mia intenzione sarebbe stata quella di alzarmi presto e preparare i muffins "healthy but good" che solitamente J prepara tutte le sante domeniche, ma da quando i figli sono a casa da scuola, ho preso l'abitudine di andare a letto tardi e a svegliarmi verso le 8, che secondo lo standard materno e' praticamente pomeriggio, e ieri mattina non e' stata eccezione, e quando mi sono svegliata, il profumino dei muffin già riempiva l'aria ed erano pronti, ancora tiepidi, per l'assalto!
Dopo la colazione e un paio d'ore rilassanti in piscina (l'aria era ancora fresca per il primo temporale da monsoni di sabato), siamo andati a pranzo al nostro ristorante preferito, Pocodove in onore del papa' mi sono fatta una mimosa al mango, oltre alla solita "quinoa bowl" (un ciotolone pieno di quinoa, verdure grigliate, insalatina novella, avocado e pepitas, cioè i semini di zucca). 

Al ritorno, un'altra pausa rinfrescante in piscina, poi ho preparato i miei migliori (finora...) e facilissimi veggie-burger, la cui ricetta di base fa parte del mio articolo estivo per la newsletter della Co-op che trovate a destra sotto il titolo "The Scoop - Il mio ultimo articolo"; poi una bella insalatona e dopo la cena finalmente ci siamo organizzati per preparare il miglior dessert estivo per bambini (e adulti con animo da bambino):  S'MORES!!

Non saprei cosa esista di più americano,  se non la apple pie in autunno, dell'arrostire marshmallow e preparare s'mores di fronte al fuoco! Sono l'incarnazione delle estati spensierate, di quelle passate in tenda nei boschi o sulla spiaggia, e fanno parte della tradizione americana in film, tv shows, libri e fumetti,  come in questo classico di Snoopy


Come si preparano gli s'mores? Allora, anzitutto ci vogliono i "graham crackers", cioè dei biscotti piatti fatti con la farina "graham" che altro non e' che farina meno fine del solito, dolcificati solitamente con miele, poi del cioccolato possibilmente NON fondente (più dolce e', meglio e'...) e i marshmallow, cioè le "caramelle" (non saprei come altro chiamarli) morbidi e iper-dolci e leggerissime di peso che sembrano quasi soffiate.
E ovviamente, ci vuole il fuoco, come nell'immagine con Snoopy, uno di quelli fatto all'aperto e' meglio, ma il barbecue va bene lo stesso, e immagino che usare il fornello della cucina a gas sia perdonabile....

Noi li prepariamo raramente, l'ultima volta e' stato l'anno scorso quando eravamo in vacanza a Ventura, principalmente perche' tutti gli ingredienti necessari sono normalmente non vegan, contengono prodotti animali, a partire dai cracker (di solito miele, spesso latte o siero di latte), il cioccolato "al latte" cioè' dolce,  che trovarlo senza latte richiede una certo numero di ricerche, e infine i marshmallow che contengono sempre gelatina, nel 99% dei casi di origine animale, e spesso anche albumi.
Forunatamente, da quando c'e' la co-op in citta', i marshmallow e il cioccolato vegan sono quasi sempre disponibili, e sono riuscita a trovare i graham crackers vegan su Amazon.

Ecco qui sotto due immagini degli ingredienti, inclusi gli stecchini di legno per far "tostare" i marshmallow.  Da notare che i crackers che ho comprato sono più piccoli come dimensioni dei crackers che si trovano normalmente in giro, ma che la loro taglia ha agevolato tutta la preparazione, visto che anche i marshmallow erano piccoli.






Ed eccoci fuori col nostro braciere pronto.

A Kudo a momenti si bruciava la coda...

erano le 21, e questa foto e' stata fatta senza flash....

... e questa con il flash... notare le mani stampate sulla schiena...

Tostiamo i mmallow...

Anche Violet, in pigiama, vuole partecipare, tra le nostre urla di paura perché il concetto di non toccare il fuoco non lo ha ancora capito...

Una volta tostati/accesi uno o due marshmallow, metterlo/i in fretta sopra un graham cracker, coprirlo/i con un pezzetto di cioccolato e poi con un altro cracker, creando cosi' una sorta di sandwich, quindi divorare senza pensare a diete e calorie. Ecco Vivian che dimostra:
Per un momento mi sembrava una statua M.me Tusseaud...


Ubricahe Alimentate da quantita' inusuali e industriali di zucchero, le 3 pargole col festeggiato daddy (Chris non era interessato...) hanno iniziato a cantare, ricordandosi l'episodio di Spongebob in cui anche lui con Patrick & friends si trovava seduto intorno ad un CAMPFIRE, an un fuoco all'aperto, cantando una canzone rompico... noiosetta... (quando ha visto che facevo un filmato, Vivian ha smesso di cantare... non sia mai che si abbassi a certi livelli!!)


Insoma, una giornata da ricordare, cosi' come e' da dimenticare e' la mega-litigata che a momenti lo spellavo, di 3 giorni fa. 
Wax on, wax off, come diceva Miyagi....

giovedì 14 giugno 2012

Diventare americani: l'attesa e' quasi finita (sesto aggiornamento)

Dall'intervista dell'11 aprile non avendo più sentito o ricevuto niente dall'USCIS, devo confessarvi che, nonostante il mio ottimismo, avevo cominciato ad entrare nel tunnel del panico "E se per caso hanno cambiato idea?"; "E se per caso la lettera si e' persa in posta? O qualcuno l'ha rubata?"
Insomma, quando sei al buio, e' facile diventare paranoici.

Tanta era la paura che ho persino indagato con un paio di amiche che avevano già percorso questo tragitto, sulla tempistica del loro processo, perché sul sito USCIS la media di giorni tra intervista e giuramento e' indicata a 45. Loro mi hanno invece detto che per loro erano passati poco più' di 2 mesi. Mi hanno rassicurato, ma ero sempre comunque leggermente stressata.

Io, che quando vivevo in Italia e per i primi 15 anni di vita qui, di votare non me n'e' mai fregato niente,  volevo proprio votare alle elezioni speciali per eleggere il rappresentante al congresso del nostro distretto, in sostituzione di Gabrielle Giffords che qualche mese fa aveva dato le dimissioni per potersi concentrare sul suo ricovero dalla ferita alla testa ricevuta nel gennaio 2011, di cui avevo parlato qui, e di cui potete trovare dettagli su questa pagina di wikipedia.
Fortunatamente, le elezioni si sono tenute il 12 giugno e Ron Barber, democrat e anche lui vittima della sparatoria, ha vinto sul candidato republican, lo stesso Jesse Kelly che aveva perso contro la Giffords nel 2010, (uno con una facca un po' da sveglione, porello), quindi l'assenza del mio voto non e' stata determinante.

Davvero, ero un po' preoccupata. Ma ieri quando ho prelevato la mia posta, con mia grande gioia ho trovato la lettera con la data e l'ora del giuramento che ufficializzerà la mia americanizzazione.

Venerdi' 22 giugno, alle 12:50, downtown Tucson, prometterò la mia fedelta' a questo paese e proclamerò la mia volontà di combatterne i nemici. Whatever.


Tutto questo per votare per Obama a novembre. Mi sa che gli scrivo una lettera per dirglielo!!
Ma anche il poter lasciare gli US per più di 6 mesi senza perdere la residenza e' certamente un ottimo beneficio. Chissa' magari un domani potrò fare il giro del mondo. 

martedì 12 giugno 2012

E continuano

E' un bombardamento, non posso evitarli, sono circondata, mi colpiscono senza sosta e senza tregua i cambiamenti.

Perche' quando vai da Victoria's Secret per far misurare la figlia undicenne, perché non riesci a trovare un'impalcatura che funzioni e non le faccia male, e' difficile non pensare alla cicciottella cui non tanto tempo fa insegnavi a cantare l'alfabeto, che si infilava nel letto di notte....

Il mio mondo si sta trasformando così velocemente che mi gira la testa.

p.s.: VS ha delle cosine carine, alcune persino adatte a ragazzine dell'eta' delle mie figlie. Non lo sapevo, sono andata da loro perche' ti misurano e ti dicono con esattezza la taglia... :)

sabato 9 giugno 2012

Muddy Buddies (gli "amichetti infangati", versione vegan)

Sapete che questo non e' un blog di cucina, sono una modestissima cuoca che cucina perché deve, anche se ogni tanto mi diverto a farlo. Come nel caso di questa ricettina, facile facile e buonissima che piace sempre a tutti, che ho preparato per la festa di Violet.
E' una ricetta che girava sulle scatole di certi cereali anni fa, mi e' stata passata da Kelly, io l'ho veganizzata ed e' sempre un successo quando la preparo, cosa che succede raramente visto la mia propensita' a far della mia panza una capanna per questa "merenda". E' anche un ottimo dessert da portare ai potluck (pranzi o cene dove gli invitati portano un piatto da condividere), ed ho scoperto giovedì, grazie ad Allison che e' nata nel sud-est degli US, che vengono chiamati anche "Texas Trash", cioè spazzatura del Texas... Non temete, sono una delizia, niente a che vedere con la spazzatura di nessuno stato...
Io vi avviso: se avete la tendenza a diventare cibo-dipendenti, cercate di non rimanere da soli con il contenitore di Muddy Buddies... e' difficile smettere di farseli saltare in bocca! E non ditemi poi che non vi avevo avvisato!

Moky's Muddy Buddies (grassi si', ma senza colesterolo dietetico!)


Ingredienti:
  • 9 cups di cereali quadrati. Io uso "Barbara's Puffins" al burro di arachidi, perche' non contengono vitamina D3, che e' un derivato animale. La ricetta originale richiede credo i Chex, ma trovo i Puffins molto piu' "sani". 9 cups sono all'incirca il contenuto di una scatola di cereali, nel caso dei Puffins sono circa 11 once, quindi 320g circa. Se sono di più, va bene lo stesso.
  • 1 cup chocolate chips (le chicche di cioccolato) semi-dolci. Uso le Ghiradelli perche' non contengono latte vaccino (230g circa)
  • 1/2 cup burro di arachidi (115g circa)
  • 1/4 cup burro vegan; qui si trova la marca Earth Balance. (50 g circa)
  • 1 1/2 cup zucchero a velo. E' tanto: più di 3 etti, anche un po' meno va bene.
Mettere i cereali in una scodellona capace. In una scodella più piccola, mescolare il cioccolato, il burro di arachidi e il burro, e farli sciogliere nel microonde ad alta temperatura per 1 minuto circa (ogni forno e' diverso, quindi tenere d'occhio lo scioglimento. In alternativa, scioglierli in una padellina a fuoco medio, mescolando). Mescolare e ri-microondarli per altri 30 secondi, dopodiche' mescolare finche' si ottiene una composto quasi liquido o comunque morbidissimo e senza grumi. Spargerlo sui cereali e mescolare finche' tutti i cereali sono stati ricoperti dal miscuglio. Utilizzando un sacchetto richiudibile tipo Ziploc di quelli grossi (da noi 1 gallone), unire meta' zucchero a velo e meta' dei cereali e scuotere per bene, finche' i cereali saranno ricoperti di zucchero. Ripetere con l'altra meta' di zucchero e cereali. I bambini solitamente amano questa attivita'...
I Muddy Buddies sono ora pronti ad essere divorati! Se pensate di non finirli nel giro di un paio d'ore, metteteli in frigorifero in un contenitore tipo Tupperware.

Da consumare canticchiando la canzone dei Doobie Brothers "Oh black water"....




Post scriptum Post, e la festa di compleanno

Il post scriptum al post precedente e': si sbaglia sempre e comunque, quando si e' genitori!

Lo so che e' stato un post duro, poco empatico e dal tono vagamente ingrato, e devo per forza chiarire che amo i miei genitori che, come tutti i genitori, io inclusa, hanno fatto (e fanno) del loro meglio, con le risorse che avevano disponibili, nel loro ruolo.
Confermo che l'essere lontani non contribuisce al mantenere relazioni interpersonali oneste, e so per esperienza che fare da giocolieri con le emozioni dei figli richiede una destrezza non comune.

Sono sicura che le loro intenzioni erano buone,  ma come si dice qui "the road to hell is paved with good intentions", cioè la strada per l'inferno e' lastricata di buone intenzioni", e la verità e' che le mie emozioni sono vere, sono "raw", soprattutto per l'estrema ingiustizia della situazione, e il non parlarne, il far finta di niente non aiuta, o almeno non aiuta me.
Quello che vedo e vivo e' il mio isolamento, mi manca solo la lettera scarlatta sul petto o il cartello con scritto "pecora nera" mentre, e non voglio rivangare tutta la merda, a voler guardare bene, la lettera ce la siamo guadagnate tutte. E' come quando a scuola un gruppo fa casino, e solo uno si trova messo nell'angolo col cappello da somaro in testa. Non lo trovo giusto.

Quello che vedo da lontano sono le altre persone coinvolte, quelle che ovviamente per me sono le piu' colpevoli, o almeno colpevoli d'aver tirato la prima pietra, vivere come se non fosse successo niente, intoccabili, come dei brutti parrucchini in una bufera, sempre belli in piega.

E io, che chiedo spiegazioni, che denuncio la situazione, ovviamente sembro una figlia ingrata. La colpa di questo scisma familiare non e' dei miei genitori, diciamo che il loro tentativo di non creare un casino più grosso, ha creato proprio un casino più grosso.

Non riesco a far finta di niente. Se ho un buco in una calza, certo che posso indossarla ugualmente, ma mi da fastidio. L'alternativa e' quella di toglierla e buttarla o aggiustarla, ma richiede il doverla esaminare, prendere ago e filo e lavorarci sopra.  Far finta che non sia bucata non rimuove il buco. Potrei anche giocare con la semantica, e chiamare questa situazione triste "un'opportunità", ma non cambia il fatto che sia una situazione ingiusta.

Mio papa' mi chiede di fare il gesto speciale. Ma negli ultimi 3 anni ne ho fatti diversi, di gesti più o meno speciali, e sono caduti su terreno infertile. Mi sono un po' stufata (e allora dovrei stare zitta, lo so!)

Intanto, ieri abbiamo celebrato il terzo compleanno della Fagiolina con una festicciola, finalmente!

Si' perché per il suo primo compleanno eravamo a San Diego, quindi niente torta, solo una candelina su una fetta di veg-torta da Sipz; l'anno scorso invece abbiamo celebrato in modo incredibile (se non vi ricordate, questo e' il link), ma sempre senza torta o candeline... Allora siccome quest'anno e' da gennaio che parla del suo birthday party, della festa con torta e cupcake e amici... mi sono quasi sentita in dovere, e così ho invitato le sue 3 amichette (con un paio di fratelli/sorelle più grandini a seguito), ho ordinato un'ottima torta vegan (di cui non ho fatto la foto, ma era bellissima e buonissima, a detta di tutti), ho preparato 24 cupcakes, diversi snacks, tra cui una macedonia di fragole, mirtilli, uva e banana, e abbiamo festeggiato il fatto di essere sopravvissuta, alla mia eta' avanzata, agli ultimi 3 anni con Miss Testa Dura Arizona!!!


Ecco qualche foto:


In attesa che arrivino gli ospiti

La smorfia da "cheese!"...

Il tavolo decorato... la tovaglia di plastica con le principesse Disney e' davvero un tocco sofisticato...

Principessa Violet


In piscina per un'ora, forse più... inutile dire che le mamme mi hanno ringraziato per come hanno dormito i figli ieri notte...

Tutti pronti per la torta

Violet e Kierstyn

Aprire i regali e' un'attivita' di gruppo

Musica e cupcackes, Violet ha capito il senso della vita

Che festa sarebbe senza una sfilata di moda?

Tornato da una festa a casa di un amico...

La principessa preferita del momento, Tiana

Vestita di tutto punto (si e' addormentata così...)

Le scarpe di plastica col tacco mi fanno morire: la senti arrivare da lontano...



mercoledì 6 giugno 2012

Genitori a scadenza?

Parlo spesso del ruolo dei genitori,  per ovvie ragioni, e anche se ripeto sempre che l'essere madre non mi definisce, essere genitore e' il mio lavoro principale, e diversamente da altre professioni, qui il training e' continuo e "sul campo".
E' vero, ci sono centinaia di libri pronti a darci una mano, pieni di idee per rendere questo lavoro meno stressante, bigini di sorta, per guidarci in questo percorso lungo, difficile, esilarante, equamente pieno di soddisfazioni e preoccupazioni. Non parlo nemmeno di parenti e amici che hanno sempre altri suggerimenti ed idee da offrirci, gratuitamente....
Ma non c'e' mezzo migliore di imparare a fare i genitori che non ... facendo i genitori!

Fin qui, siamo tutti d'accordo.

Il dilemma che ho ultimamente, con tutti i cambiamenti che stanno avvenendo ai miei figli (i primi 2 soprattutto) e il loro distaccamento nel futuro più prossimo che remoto, riguarda l'idea di un limite massimo: cioè, esiste un'eta' massima dei figli, raggiunta la quale noi genitori smettiamo di fare i genitori? 18 anni? Magari 21? Oppure 25, o 30.... oppure ancora, si smette di fare i genitori quando i figli se ne vanno di casa, quando a loro volta diventano genitori?

Perche' e' vero che a 18 anni un figlio diventa legalmente un adulto, ma esiste un momento in cui si abdica dal ruolo di genitore? O si continua ad esserlo, anche quando nessuno ti ascolta?

Non dovrei nemmeno dirlo, ma e' ovvio che la "job description" di un genitore cambia col tempo, si passa da prendersi cura di tutto, dargli da mangiare, pulirli, farli divertire, consolarli, a un ruolo più da supervisor, di cheerleader....
Cosa ci succede una volta che i figli diventano adulti? Diventiamo un soprammobile da spolverare una volta ogni tanto ("invitiamo anche mamma e papa'"), un rito d'obbligo ("devo chiamare la mamma/il papa' "), oppure possiamo ancora avere un ruolo attivo nella vita dei nostri figli? (E non parlo di fare da baby-sitter...)

Una "parabola mokyana": siamo nel 2032 e una figlia, per ragioni a me sconosciute, parla male di una delle sorelle, mi racconta fatti sulla sorella, ovviamente non presente, che, conoscendo la persona "sotto accusa", considero altamente fuori-carattere: a quel punto le mie scelte come madre sono due:

  • visto il muro irrazionale che la figlia crea, e vista l'impossibilita' di discutere, rinunciare a farla ragionare e far finta di niente, per mantenere il quieto vivere, a tutti gli effetti dando, per omissione ed omertà, la mia benedizione ad un comportamento ingiusto e deleterio per la vita famigliare
  • fermare la figlia sparlante subito, e invitarla, anzi obbligarla a confrontarsi con la sorella cui sta facendo cattiva pubblicità (volevo scrivere "di cui sta dicendo stronzate", ma mi sembrava un po' troppo forte...), direttamente e velocemente, con me presente da testimone, da moderatore e arbitro, cercando di raggiungere attraverso il confronto e la comunicazione, la meta finale: una certa pace ed armonia, e il ripristino di una relazione decente tra sorelle. 

Ma se una o entrambe le persone coinvolte non vogliono confrontarsi? Ecco, come madre di figli adulti certamente non ho più i poteri che avevo quando erano ancora piccoli e la minaccia di sequestrare il cellulare o l'Ipod era incentivo sufficiente a "guidarli", ma credo che esprimere con veemenza e con una certa forza le proprie opinioni sia ancora non solo possibile, ma auspicabile a tutti i genitori, qualsiasi sia l'eta' della prole.

In particolare, penso alla mia famiglia di provenienza, ripenso agli eventi che hanno portato al dissoluzione del rapporto, seppur flebile, che esisteva con una mia sorella e alla trasformazione di quello che esisteva con l'altra sorella in uno scambio senza spessore, molto superficiale. Questi eventi avrebbero potuto essere un'opportunità per iniziare una conversazione costruttiva e per cercare di appianare equivoci e incomprensioni. Invece sono diventati un'opportunita' persa, opportunità' che, a parer mio, i miei genitori hanno scelto di non sfruttare: quando sono state dette falsità,  avrebbero potuto e dovuto approfittarne, metterci a confronto in una situazione regolamentata, per così dire, alla ricerca della verità se possibile, invece di cercare di spazzare lo sporco sotto il tappeto, sperando che rimanesse nascosto e nessuno se ne accorgesse.... Cosa impossibile, visto il coinvolgimento di altre parti, che hanno scelto di agire in modo da alimentare il fuoco.

E cosi' una situazione spiacevole che poteva essere risolta con velocità e senza troppe ferite, si e' incancrenita al punto da diventare impossibile da riportare alla normalità.

E si' che sono cresciuta ascoltando mio padre lamentarsi dell'orribile rapporto esistente tra le sue 3 sorelle, lui unico figlio maschio, guardandole litigare e creare alleanze "mobili" una contro l'altra...  La parola che mi viene in mente per descriverlo e' "dysfunctional", un rapporto farcito di gelosie, invidie, malignita' sussurrate alle spalle, e sorrisi spalmati di fronte; ora che sono madre anche io, sono quasi sicura che dietro questo calderone di falsità e manipolazioni emotive c'era la madre, mia nonna, che ha accettato, e magari alimentato, questo clima di invidie soffocanti per motivi suoi, credo.

Noi sorelle invece eravamo diverse, ci veniva detto,  noi dovevamo amarci come sorelle, bla-bla-bla....

E invece per me, questo e' peggio. Soprattutto perché ritengo di essere una persona abbastanza ragionevole e aperta persino ad accettare i miei errori, ed un confronto fatto alla nascita della situazione avrebbe perlomeno evidenziato, nel caso ci fosse stato bisogno, le persone in buona fede.

La mia analisi, ed e' assolutamente la mia opinione personale, e' che sembra che i miei genitori abbiano quasi "paura" di confrontarsi. Paura di cosa, non so. O forse si', ma la paura di "inimicarsi" un figlio dovrebbe essere l'ultima cosa cui pensare. E comunque una paura che si e' dimostrata negli anni molto selettiva... divago come al solito.

Io sono convinta che si può essere ancora attivamente genitori, anche perche'  l'ultima volta che ho controllato, non ho visto una data di scadenza stampata sul mio popo',  niente "genitore fino al..." tatuato da nessuna parte.
No, un genitore non importa l'eta' dei figli, ha ancora il diritto e il dovere di dire quello che pensa riguardo le azioni, parole e scelte dei figli.

Per lo meno non facciamoci complici di azioni e situazioni eticamente inaccettabili.

Ora vado, domani e' il compleanno di Violet e ho tanto da fare!!!




lunedì 4 giugno 2012

Juliette

Ha dodici anni.
E' bianca.
E' veloce.
E' potente.
Si chiama Juliette....


Ma cominciamo dall'inizio.

Nelle ultime 6 settimane, la vita di mio figlio e' diventata improvvisamente più interessante del solito, quasi vorticosa, ne ho parlato nel blog, forse fin troppo, così che quasi sembra che abbia un solo figlio. In effetti, ha fatto l'esame di guida, il corso per bagnino, la prom, il colloquio per essere assunto come bagnino alla piscina della città, gli esami "finals" dell'anno junior, ha iniziato a lavorare... tutto dalla seconda meta' di aprile ad oggi! E in più, e' tutto molto "unofficial", ha una sorta di ragazza... 
A 16 anni io ero solo presa dalla scuola e dalle varie cotte che avevo per ragazzi che manco sapevano chi ero...

I turni che fa al lavoro sono diversi e svariati e gia' dopo una decina di giorni mi sono rotta di accompaganrlo avanti e indietro, e così J si e' messo a cercare un veicolo adatto al neo-patentato.
Oltre alle visite in citta' ai (pochi) rivenditori di auto usate, alla solita (infruttuosa) ricerca su craig's list e al consulto (inutile) del giornale locale e quello di Tucson, ha iniziato a fare una ricerca sul sito di Kelley Blue Book dove e' possibile fare ricerche molto accurate sul tipo di veicolo desiderato, il migliaggio (ok, chilometraggio...), l'annata, gli optionals, il prezzo.... 


Apro la parentesi per dirvi che il Kelley Blue Book e' stato per gli ultimi 100 anni la guida  per antonomasia per ricercare  il costo di tutte le vetture, nuove ma soprattutto usate, negli US. Ancora oggi, quando vuoi comprare o vendere un veicolo, e' imperativo consultare il KBB per sapere qual'e' il valore della vettura, a seconda dell'usura, delle miglia accumulate, dell'anno di produzione, etc. E' in pratica la bibbia di chi vuole comprare o vendere auto in America. Ora invece di comprare il libro, si può accedere alle informazioni attraverso il loro sito, che offre anche un servizio di ricerca di auto in vendita nella zona prescelta.

Finalmente cominciamo a trovare qualche macchina che rientra nei nostri canoni migliaggio/prezzo.
E cosi' qualche giorno fa siamo andati a Tucson per vedere 5 vetture.
Preciso, di queste 5 vetture, ne approvavo 2 per mio figlio, che ricordiamosi ha la patente da 1 mese e mezzo, forse meno.
Questa la scelta veicoli con il marchio d'approvazione di mamma:
  • Ford Focus bianca del 2003 con 102,000 miglia (circa 204,000 Km) 4 cilindri
  • Dodge Neon verde catarro del 2002 con 104,000 miglia (circa 208,000 Km) 4 cilindri
Questi i veicoli approvati dal padre:
  • Pontiac Firebird rossa del 1998 con 105,000 miglia (210,000 Km) 6 cilindri
  • Ford Mustang gialla del 2002 con 98,000 miglia (circa 200,000 Km) 6 cilindri
  • Chevrolet Camaro bianca del 2000 con 74,000 miglia (circa 150,000 Km) 6 cilindri
Il prezzo variava dai $5,000 ai $6,900.

In temperature quasi africane (104F = 40C), J ed io le abbiamo provate tutte e 5 e purtroppo, la Focus faceva un rumore strano, la Neon era proprio brutta, sia il colore esterno e quello dell'interno, e anche il suo motore faceva dei suoni poco rassicuranti. 
Delle 3 auto sportive, la mia preferita era la Mustang, bella gialla, sportiva ma non mi dava l'impressione di essere in una macchina da corsa....
Sia a Camaro che la Firebird hanno un "muso" lungo e come impressione, mi davano una sensazione un po' claustrofobica.

Siamo tornati dopo qualche giorno con Chris per fargli scegliere la macchina, visto che pagherà lui le rate (o meglio, ci rimborserà i pagamenti alla banca).  
Ovviamente, io gli ho fatto tutto il mio discorsino sull'importanza di un veicolo sicuro, in cui si deve sentire a suo agio, e di ricordarsi che più alta la cilindrata, meno economica e' la macchina, e guida piano che mi viene l'ansia... insomma tutta una bella lagna da madre ansiolitico-dipendente.

Non devo nemmeno dirlo, era come lottare contro un gigante perché, tanto per inquadrare la situazione con più precisione, la prima macchina che mio marito si era comprato non appena era stato assunto come ingegnere era stata una Camaro, e la seconda (che ho guidato anche io in California e New Jersey) era una (fichissima) Firebird con tettuccio rimovibile.

Quando siamo tornati, purtroppo la Mustang era stata venduta. E allora dopo aver provato una e l'altra e l'altra, e controlla il migliaggio, e fai partire il motore, e fatto un giro prova per le strade di Tucson (meno male che era Tucson, quindi il traffico non e' una cosa disumana come, ad esempio il New Jersey), alla fine Chris sceglie. 
E noi abbiamo firmato il contratto. E il prestito. Il prezzo concordato e' stato $6,445 (più le spese per i documentazione, tasse, registrazione, targa, etc. che hanno aggiunto quasi altri $1,000). Il costo mensile per Chris e' di circa $130.  

Oggi, senza dirlo a Chris, siamo andati a prenderla e siamo andati al lavoro di Chris, dove abbiamo mosso il rottame di J, che Chris aveva usato per andare al lavoro, e al suo posto abbiamo parcheggiato "Juliette", perché così l'ha ribattezzata (io avevo suggerito Giulietta, ma essendo americana, il nome deve rispecchiare...)
Nel video qui sotto Chris riconosce Juliette, dopo che per un paio di secondi gli era venuto un colpo quando non ha visto la macchina del padre.... purtroppo non sono riuscita a cogliere la faccia pietrificata, ma ero nascosta....





Chris e Juliette...

Moky, Violet e Juliette...

Stasera ha portato sia Emily che Vivian a fare un giretto nel "quartiere". Hanno confermato che e' una macchina molto "cool" o, per dirla con Chris "She's sexy!"

Il consiglio che gli ha dato il padre e' stato "Drive like a Grandma", guida come una nonna...

E ora devo ricominciare a pregare!

venerdì 1 giugno 2012

Persone che mi danno molto fastidio...

Che noia le persone che passano la vita a "far cadere nomi"!

"Dropping names" e' la pratica di chi, mentre parla di qualsiasi argomento, dice il nome di una o più persone famose, per darsi arie e sentirsi un po' vip anche lui. Pensano di diventare famosi "by proxy", come si dice qui....
Ad esempio, magari stai parlando di cucina con questa persona che soffre di elefantiasi acuta da invidia per vip, e lei (o lui, e' una "malattia" a pari opportunità...) dice "Anche a me piace mangiare chesso' pasta al sugo, come il mio amico/marito/whatever quando va a pranzo con XYZ (nome di persona famosa) e ordinano pasta al ristorante. Sai, loro sono amici adesso..." Embe'?  Torniamo a parlare di sughi e pasta, dai, che sei anche tu del quartiere Chiesa Rossa, 'azzolina, mica di Brera...

Devo dire che sono bravissimi, padroneggiano con nonchalance la capacita' di cogliere ogni opportunità, anche quella più improbabile, per gonfiarsi le gote e snocciolare nomi, e sventagliare la coda, manco fossero pavoni, senza nemmeno batter ciglio. E' così' un'abitudine, che diventa spesso una seconda natura!

Come se l'associazione, vicina o remota, con una persona che ha rapporti di lavoro o di amicizia con delle celebrita', abbia il potere immediato di elevarti al girone superiore.
Che poi tu li conosci abbastanza bene e sai cosa c'e' dietro....

Giuro, non li sopporti quelli così.

Mi fanno venire l'orticaria! Li conosco solo io?

Tornare a scrivere

Sono passati 5 anni dal mio ultimo post. Settantadue mesi traboccanti di cambiamenti profondi, sociali e personali, cambiamenti cosi radical...